Lo stretto sentiero verso se stessi

Il sole e la luna sono i viaggiatori dell’eternità. Anche gli anni vagabondano.
Per coloro che passano la propria vita su una barca o invecchiano conducendo il proprio cavallo, ogni giorno è un viaggio e il viaggio stesso è casa.

(Matsuo Bashō, Oku no Hosomichi – Lo stretto sentiero verso l’interno)

L’ultimo campionato del liceo. Sul campo, sotto il sole feroce di agosto, che picchia più spietato di Makoto Soda, le due eterne rivali: la Toho di Kojiro Hyuga e la Nankatsu che, orfana di Tsubasa, si affida alla classe di Taro Misaki.

La squadra capitanata da Ishizaki è reduce da due sconfitte. Ma, negli spogliatoi, Misaki ha promesso la vittoria a se stesso e all’intera squadra, manager comprese:

La Nankatsu ha le tre migliori manager del Giappone, quest’anno saremo i migliori di sicuro.

I migliori del Giappone, aggiunge tra sé, anche senza Tsubasa.

Grintoso e determinato, il numero 11 segna il primo gol dell’incontro, bucando centralmente la difesa e mettendo fuori combattimento Wakashimazu con un tiro angolato. La strada sembra in discesa, ma Hyuga non è certo tipo da darsi per vinto. Tanto più che ha giurato a se stesso che, una volta partito Tsubasa, in Giappone non avrebbe mai perso contro nessuno. 

Con un gol di Sorimachi, infatti, la Toho agguanta il pareggio, e la Tigre Feroce mette infine la sua firma sulla terza vittoria di fila nel campionato nazionale, vendicando le tre sconfitte dei campionati delle scuole medie.

Misaki lascia il campo in lacrime.

Passano due settimane dalla finale, e i giocatori della Generazione d’oro vengono convocati a Tsumagoi, per il ritiro della nazionale giovanile. Per saggiarne la preparazione, in vista del Mondiale under 19, è stata organizzata una serie di tre amichevoli con la nazionale giovanile olandese, al momento la più forte d’Europa. Dato che Tsubasa è impegnato nel campionato brasiliano, l’allenatore Mikami assegna il ruolo di playmaker e la fascia di capitano a Taro Misaki.

Il primo incontro è una vera catastrofe. Il numero 11 appare in pessime condizioni, incapace di produrre una sola occasione da gol.

Non sono in grado di portare la fascia di capitano,

dice Misaki, restituendola al coach Mikami.

Solo, senza Tsubasa, sembra aver dimenticato come si gioca a calcio. Per evitare un’umiliazione ai suoi compagni, il Soccer prodigy tornerà per l’ultima amichevole, vendicando le due sconfitte e facendo riapparire sul campo la magia della Golden Combi, la coppia d’oro. 

È solo la luce di un attimo, perché la crisi esistenziale e sportiva di Taro Misaki deve ancora attraversare il suo momento più buio.

Affamato di vittoria, inasprito dalle sconfitte e dalle umiliazioni ricevute sul campo, Misaki convince i compagni a dedicarsi totalmente alla nazionale: per ottenere la vittoria nel Mondiale giovanile, rinunceranno sia al calcio professionistico che a proseguire gli studi. Per un intero anno, il loro unico obiettivo sarà quello di diventare una squadra granitica e affiatata, in attesa del ritorno di Tsubasa e Wakabayashi, impegnati all’estero.

Vinceremo il mondiale giovanile!

promette Misaki ai giornalisti e, soprattutto, a se stesso.

Il giovane centrocampista sembra più determinato che mai. Ma la sua strada, da vero artista del dribbling, è destinata a essere tortuosa. Poche settimane dopo la conferenza stampa, una peritonite costringe il mister Mikami a lasciare il proprio posto al suo assistente, Minato Gamo. Il nuovo allenatore sembra non avere nessuna stima per quelli che sono considerati i migliori giocatori della squadra, primo fra tutti Taro Misaki. 

Misaki Taro, il tuo calcio non vale niente senza Tsubasa!

gli chiarisce senza mezzi termini. Lui e altri sei giocatori dovranno lasciare il ritiro e darsi da fare per conto proprio, se vogliono riconquistare un posto in squadra.

Misaki torna a casa. Possiamo immaginare che ne parli col padre, magari palleggiando con lui in cortile, come faceva da bambino e come farà prima della finale del Mondiale giovanile, che davvero lo attende. Per qualche giorno, Ichiro Misaki guarda il figlio in crisi, più abbattuto di quanto lo abbia mai visto. Poi fruga in un cassetto e gli butta sul tavolo un libretto di risparmio.

– E questo che cos’è? – chiede Taro.

Quando eri bambino, hai imparato le tecniche calcistiche girando per tutto il Giappone, spiega il pittore al figlio, Adesso potresti farlo in giro per il mondo.

Il libretto di risparmio è un prestito; può permetterselo, ora che i suoi quadri hanno trovato degli acquirenti. Gli restituirà il denaro quando sarà un giocatore professionista.

Vai, Taro.

gli dice il padre. Vai e ritrova te stesso.

Davvero, per il giovane centrocampista, come per il poeta Bashō (che possiamo immaginare conosca, dato che è uno studente diligente), il viaggio è casa. È casa ed è cammino verso se stessi.

Taro Misaki inizia un lungo viaggio intorno al mondo, alla scoperta del calcio nei vari continenti, dall’Asia all’Africa, dall’Europa al Sud America.

Non so quanto lontano andrò in questo breve periodo di tempo, scrive ai compagni di squadra nella sua prima lettera, Sento di dover assorbire il maggior numero di culture calcistiche possibili intorno al mondo prima di tornare in Giappone.

In Thailandia, dove è ospite di un pittore amico del padre, ha modo di osservare la nazionale giovanile thailandese mentre disputa un’amichevole con la nazionale maggiore. Addirittura riesce ad avere un video, che invia ai compagni in ritiro, insieme alle sue osservazioni sui giocatori più pericolosi e sulle loro tecniche. Informazioni che risulteranno determinanti nella sofferta e decisiva vittoria della nazionale giovanile giapponese sui thailandesi.

Dall’Asia, Misaki si sposta in Europa. Di questa fase del suo viaggio, purtroppo, non sappiamo nulla. Takahashi ci dice solo che visita diversi paesi europei, e di sicuro ci sarebbe piaciuto vedere l’artista del centrocampo in una tappa italiana. Non ci viene detto neppure se fa ritorno a Parigi, dove ha lasciato molti amici e rivali. Azumi Hayakawa, che forse gli è rimasta nel cuore, è invece rientrata in Giappone ormai da tempo.

In Africa, invece, sappiamo che fa tappa in Camerun, alla ricerca di quel calcio flessibile, veloce e quasi selvaggio che ritiene caratteristico del continente.

Proprio qui, Misaki decide di scrivere, per la prima volta in vita sua, una lettera alla madre che lo ha abbandonato da piccolo.

Durante il mio viaggio da solo intorno al mondo, ho capito che ero ossessionato da cose insignificanti, e le ho sostituite con cose più importanti per il mio cuore.

Alla madre racconta di aver messo a punto un tiro speciale, il Boomerang shot, che intende usare nelle qualificazioni per il Mondiale giovanile. Proprio con questo tiro, segnerà in effetti un magnifico gol all’Arabia Saudita. Le promette anche che andrà a trovarla. Una promessa che, come sappiamo, avrà enormi conseguenze sulla sua vita e sulla sua carriera.

In un viaggio alla ricerca delle tecniche calcistiche non poteva mancare una tappa in Sud America. Tanto più che, in Brasile, gioca Tsubasa Ozora.

Anche qui, il sensei Takahashi è davvero avaro di informazioni, quando un incontro tra i due ragazzi avrebbe potuto essere narrativamente interessante. I due compagni di sempre si ritrovano infatti lontano da casa, una situazione che si tinge subito di nostalgia e di ricordi, ma anche di progetti per l’avvenire. E poi, possibile che Tsubasa non abbia trovato subito un paio di scarpini per far provare al suo migliore amico il brivido di palleggiare al Murumbi Stadium di São Paulo?

L’unica cosa che sappiamo è che i due assistono all’amichevole tra le nazionali giovanili del Brasile e dell’Uruguay.

Davvero un po’ poco per un incontro che prometteva tanto… È sempre possibile, però, che qualche flashback ci regali nuovi dettagli nel prosieguo della serie.

Finalmente, dopo il suo lungo peregrinare, Taro Misaki torna in Giappone. E subito si presenta al ritiro della nazionale giovanile.

Nessun altro vestirà il numero 11 sotto la bandiera giapponese!

esclama stringendo la maglia in mano con tono di sfida.

A decidere se davvero quella maglia sarà sua, è una partitella 7 contro 7. Sotto gli occhi dei compagni e del mister Gamo, Misaki riceve il suo primo pallone. Ma invece di scattare sulla fascia in un dribbling imprendibile, Misaki si mette a palleggiare a centrocampo, concentrato solo sul pallone.

Avevo dimenticato quel che era più importante, pensa il numero 11, Non c’è uno sport al mondo più divertente del calcio. Prima di tutto, a calcio, devi divertirti!

È il genere di cosa che un difensore non apprezza. E infatti il suo marcatore tenta un intervento duro, per portargli via il pallone e magari anche i legamenti del ginocchio. Ma l’Artista del centrocampo, con un numero da giocoliere, lo mette fuori tempo. E sorride.

Misaki è tornato a sorridere…

nota commosso Ishizaki.

Sorride come quando giocava con Tsubasa nella Nankatsu delle scuole elementari, e il calcio era puro divertimento, senza fame di vittoria. Come quando un gol subito era solo il pretesto per restituirne due in cambio.

E infatti, quando la palla avversaria finisce in rete, la voce di Misaki grida a tutti di non preoccuparsi. E, soprattutto, di non abbattersi.

I compagni lo guardano meravigliati. Sembra quasi di vedere l’invincibile Tsubasa dei tornei della scuola media, che non perdeva il sorriso nemmeno quando tutto sembrava perduto.

È davvero cresciuto, pensa Ishizaki, che lo conosce meglio di tutti, Mi chiedo che cosa è cambiato…

Ma forse, più che essere cambiato, il centrocampista ha davvero ritrovato le cose che erano per lui importanti. Come è accaduto a Bashō, il suo viaggio lo ha portato all’interno di se stesso, permettendogli di tornare più forte. Più di tutti lo nota Hyuga, con il quale da sempre c’è un rapporto di profonda stima ed amicizia, nonostante la rivalità e, soprattutto, le abissali differenze di temperamento.

Misaki è molto cambiato dopo il suo viaggio intorno al mondo. È tornato in nazionale molto più forte dal punto di vista emotivo…

Era partito un ragazzino ed è tornato un uomo. Un giovane uomo la cui forza verrà presto messa alla prova da un duro colpo del destino. Un terribile incidente gli impedirà di partecipare alla fase finale del Mondiale giovanile.

Ma nemmeno questo riuscirà a scalfire la sua nuova serenità:

Credo che Dio mi stia dicendo di riposare…

Taro Misaki, ormai, ha ritrovato se stesso, e sa che la sconfitta è solo un momento sulla strada dell’inevitabile vittoria finale.


Credits

Un grand merci à Shinji (captaintsubasafan.free.fr) pour son aide précieuse. E grazie a Nationalitalia per la gentile collaborazione.

Immagini: captaintsubasafan.free.fr